domenica 9 dicembre 2012

L'identità e John Locke

                                                              L'identità-John Locke


Un problema di filosofia della mente è quello dell'identità personale, ossia dei criteri che ci 

permettono di parlare della permanenza della stessa persona nel variare del tempo.

La domanda da porsi è cosa fonda l'identità personale nel tempo? A questa domanda sono 

possibili varie risposte; si può sostenere che un individuo resta sempre lo stesso in virtù del 

suo corpo, cioè sulla base della sua continuità corporea.

Un'altra risposta possibile è che l'identità risulta determinata


 non dal corpo ma dalla 

continuità degli stati coscienti. 

Nella filosofia moderna il filosofo inglese John Locke ( 1632-

1704 ) ha dato una soluzione 

nel suo saggio sull'intelletto. Secondo Locke ciò che ci rende la stessa persona e ci fa 

essere coscienti del nostro comportamento passato è la nostra coscienza, resa possibile dal 

ricordo delle azioni compiute. Egli introduce quindi un concetto psicologico dell'identità e 

non corporeo.

Per spiegare questa tesi Locke ha proposto un esperimento abbastanza semplice chiamato


 "Il principe e il ciabattino" , è un esperimento fantastico, infatti, molti filosofi per spiegare le 

loro tesi in modo pratico spesso utilizzando la fantasia. L'esperimento inizia con una 

domanda :" Se l'anima di un principe, portando con sè la consapevolezza della vita passata 

del principe, entrasse a informare di sè il corpo di un ciabattino subito dopo che questo 

fosse stato abbandonato della propria anima, ognuno vede che egli sarebbe la stessa 

persona che il principe, responsabile solo delle azioni del principe, ma chi direbbe che si 

tratta dello stesso uomo?"

Se la coscienza di un principe e tutti i suoi ricordi venissero trasferiti nel corpo di un 


ciabattino , quest'ultimo diventerebbe un principe nonostante il suo aspetto. Per questo 

secondo Locke, l'identità del principe come quella di ogni persona non dipende dal suo

 corpo ma dalla continuità della sua coscienza. Sono i suoi stati coscienti e la sua memoria 

che fanno del principe ciò che è e non il permanere della sua sostanza corporea.

Ma non dipende nemmeno dalla sostanza spirituale perchè essa è intesa come uno "strato 

sotto" i nostri stati d'animo e quindi non è oggetto d'esperienza. In conclusione per Locke 

l'unica sostanza che ai nostri occhi ci fa essere sempre la stessa persona è la continuità dei

 nostri atti coscienti.

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